KILL BATMAN

Batman assume sembianze disturbanti, quasi mostruose. Il suo volto non è più quello del giustiziere oscuro che conosciamo, ma si trasfigura in una maschera inquietante: lo sguardo è distorto da un ghigno allucinato. Quel sorriso – largo, innaturale, folle – evoca più il Joker che l’eroe mascherato. È il sorriso di chi ha perso il controllo, di chi ha varcato il confine sottile tra giustizia e follia.

Il simbolo del bene, del vigilante che protegge Gotham, si corrompe fino a diventare una caricatura malata di se stesso. Al centro dell’opera, la testa di Batman campeggia dentro un bersaglio: è diventato un obiettivo, forse una minaccia, forse un'icona da distruggere.

La scritta "Kill Your Idol" è una dichiarazione brutale e provocatoria: invita a mettere in discussione i propri miti, a smascherare l’ambiguità che si cela dietro gli eroi. Qui, Batman non è più un salvatore, ma un simbolo degenerato, che sfuma nel delirio. Una figura che, pur mantenendo i tratti familiari, si contamina con l’essenza psicopatica del suo eterno nemico.

L’opera gioca con l’ambiguità, sovverte le aspettative, e ci costringe a domandarci: cosa accade quando l’eroe si specchia troppo a lungo nel male?