Lino Lago riproduce il capolavoro di Bouguereau, “Gabrielle Cot,” del 1890. L’artista nato a Madrid copre il volto della protagonista con uno strato di tonalità rossa. Lo spiraglio curvilineo, non intaccato dal colore, ci lascia intravedere Gabrielle. Lo sguardo penetrante della fanciulla tocca la nostra anima. I suoi occhi verdi sono di una bellezza straordinaria. La pelle eburnea trasmette delicatezza. Il contrasto tra il velo di colore e l’opera che si scorge è forte. L’accostamento è cacofonico. Un clic al computer che per sbaglio ammanta l’opera. Non si può tornare indietro. L’unico modo per eliminare il colore è cancellarlo. Un altro contrasto tra contemporaneità e passato. Un altro Fake Abstract.
La maestria tecnica di Lino Lago nel riprodurre la signorina protagonista dell’opera di Bouguereau è straordinaria. L’artista, classe 1973, conosce bene la rigidità delle regole accademiche. Infatti, il pittore si è laureato alla scuola di Belle Arti presso l’Università di Madrid. I rigidi insegnamenti appresi nel corso dei suoi studi hanno messo in dubbio le sue certezze sull’arte. I suoi docenti gli insegnano la superiorità dell’arte figurativa accademica rispetto agli altri tipi di arte. Questo concetto viene però confutato da Lino Lago. Per lui, non esiste una tipologia di rappresentazione pittorica che può definirsi superiore. Ed ecco, questo ragionamento fa scattare qualcosa nella sua mente. Perché non provare a far convivere insieme due stili pittorici in antitesi? Perché l’arte deve essere inserita all’interno di rigidi schemi? Perché l’arte figurativa accademica non può fondersi con l’arte astratta? La risposta a queste domande è la sua serie di opere “Fake Abstract.”