Banksy

Ma chi è veramente Banksy? Il collega Mr. Brainwash del quale, l’artista stesso, ha diretto il famosissimo documentario Exit Through The Gift Shop oppure il cantante dei Massive Attack Robert del Naja, sospettato per la strana corrispondenza tra l’apparizione di nuovi murales e le date e i luoghi dei suoi concerti. Come a dire..dove c’è Robert del Naja c’è sempre anche un (nuovo) Banksy.

C’è anche la versione Robin Cunningham, al cui nome è arrivato un pool di studiosi della Queen Mary University di Londra, mettendo in campo gli strumenti utilizzati per catturare i serial killer.

La verità è che, alla fine, Banksy è Banksy e ha dimostrato al mondo che si può essere famosi anche nel più totale anonimato. Un anonimato, paradossalmente, conosciuto veramente da tutti al pari della Monna Lisa, dell’Uomo Vitruviano e delle Ninfee di Monet. Le quali, per la cronaca, sono state rifatte dall’artista e riempite di carrelli della spesa e rifiuti della incivilissima società moderna.

I suoi soggetti, bambini che impugnano palloncini, ratti, scimmie, poliziotti, anziani, politici e perfino la Royal Family si sono guadagnati lo status, meritato, di icone dell’arte contemporanea.

Immediatamente riconoscibili, e comprensibili, ricordano all’opulento mondo occidentale, tutti quei problemi di natura etico, sociale e morale, che spesso ci fanno voltare la faccia dall’altra parte: guerre, povertà, aids, politici corrotti e incapaci e inquinamento.

Un po’ come Sweep it Under the Carpet dove, una cameriera in divisa, solleva il muro come se fosse una tenda e nasconde la polvere.

Le opere di Banksy parlano di umanità all’umanità e lo hanno sempre fatto utilizzando come tele le città: muri, ponti, fermate della metro, esterni di Gallerie.

Alle volte capita che, solerti addetti al borghesissimo decoro urbano, cancellino i suoi capolavori. È accaduto a Pulp Fiction nella metro di Old Street, vittima il murales dove Samuel L. Jackson e John Travolta impugnavano due banane al posto delle pistole.

Le sue creazioni sono fatte con gli stencil, tecnica di strada amata per la velocità di esecuzione – i writer non hanno mai molto tempo – dove la vernice spray è applicata su un cartamodello (stencil) creato in precedenza, che come uno stampo dà vita all’affresco metropolitano.

Gli originali, non tutti però, sono poi replicati per il grande pubblico in copie, firmate e non firmate che, inutile dirlo, vanno letteralmente a ruba.

Quando, invece, è l’originale stesso ad essere battuto all’asta, intervengono specialisti che lo tolgono dal muro e lo trasferiscono su un supporto.

Mago delle installazioni, nel 2015, insieme a Damien Hirst, Jenny Holzer e Jimmy Cauty, Banksy si è impossessato di un resort abbandonato in una cittadina balneare inglese e l’ha trasformato in Dismaland, un anti Disneyland che più che un parco divertimenti sembra un parco degli orrori. I visitatori, mai più di 400 al giorno e con regolare biglietto da 20 sterline, si sono trovati davanti a Cenerentola che, dopo essere stata coinvolta in un incidente stradale mortale, è assalita da paparazzi bramosi dello scoop della vita. O alla sirenetta, trasformata in un mostro a causa dei mari inquinati, per citarne due.

Prima ancora dell’avvento degli NTF e della smaterializzazione dell’arte, Banksy ha installato un meccanismo simile a quelli dei trita-carte in una sua Girl with Ballon e lo ha azionato pochi secondi dopo che l’opera è stata battuta da Sothebys per 1 e mezzo di sterline. Una protesta contro il sistema dell’arte che, paradosso dei paradossi, ha fatto salire ancora più alle stelle il valore dell’opera tagliuzzata.

Alcuni fortunatissimi, hanno potuto aggiudicarsi delle sue stampe per 500 sterline, in un provocatorio pop-up shop sorto in una notte nel variopinto quartiere londinese di Croydon. Il Gross Domestic Shop, questo il nome, era rigorosamente vietato al pubblico e le sue opere, calmierate, potevano essere acquistabili online, da pochi fortunatissimi sorteggiati tra le migliaia candidati.

Il proprietario del pub Prince Albert di Trafalgar Streeth ha venduto per 575.000 sterline il murales raffigurante due agenti di Scotland Yard, colti in un romantico bacio gay. L’opera, danneggiata più volte da altri writer, metteva in campo le forze armate al sostegno delle minoranze raccontando anche, questa volta senza ironia, il forte rapporto umano tra i compagni della stessa squadra.

Mostre segrete dove, gli spettatori, si sono trovati accolti da elefanti completamente dipinti, scene toccanti come la famosa bambina vietnamita che fugge dall’attacco Naplan per mano a Ronald Mc Donald e Topolino creati per i bambini da quegli stessi americani che non hanno esitato a sterminare la splendida popolazione del Vitenam, sono la norma per Banksy.

Moderno Robin Hood che non deve rubare, ha creato murales per aiutare i migranti e associazioni di volontariato per i più deboli. Impossibile non essere dalla sua parte.

Di lui sappiamo solo che è nato a Bristol nel 74 ha iniziato a creare nel centro giovanile di Barton Hill, per poi trasferirsi a Londra nel 2000 e iniziare la sua sfolgorante carriera.

E, onestamente, ci basta. La sua grandezza, la sua umanità, la maestria e il coraggio di parlare di quello che, in fondo, ci mette a disagio, lo rendono uno dei più geniali e potenti artisti viventi.

Per certificare le opere di Banksy esiste il PEST CONTROL, l’unico ente autorizzato all’autenticazione.

Non c’è nemmeno bisogno di dire che i pezzi unici rasentano o superano il milione. Le copie firmate, a seconda del soggetto, partono dai centomila mentre, le stampe non firmate, si possono ancora acquistare con cifre a uno zero. Acquistare Banksy, oltre che un onore, è un investimento con rischio zero e la prospettiva (per chi avrà il coraggio di separarsene) di ritorni altissimi. Primo tra tutti quello di entrare a far parte, di diritto, del gota dei più importanti collezionisti al mondo.

Ai prezzi delle opere va aggiunta l’iva e la tassa di sdoganamento (circa il 10% del valore), entrambe a carico dell’acquirente. Tutti i lavori venduti da Daniele Comelli Art hanno la certificazione del PEST CONTROL.

Le opere dell'artista