Sono nato nel 1985, in una casa piena di opere d’arte. Mio nonno era un gallerista e così mio padre. I primi colori che ho visto, quelli dei grandi pittori: genovesi, italiani, internazionali.
Camminavo e parlavo a stento ma, dicono, che li sapessi riconoscere tutti. Stili, firme, tecniche: certe cose si imparano presto, se ci cresci insieme.Dicono anche che non avessi bisogno del metro per determinare le dimensioni di una tela: mi bastava misurare con gli occhi, stringendoli un po’. Ho sempre saputo che l’arte sarebbe stata la mia vita e che sarei diventato anch’io un gallerista, ma volevo farlo a modo mio.Finiti gli studi, sono andato a lavorare nella Galleria di mio padre, fondata dal suo nel 1967. Trattava solo arte classica: maestri della levatura di De Pisis, Michetti, Scanavino, Silvestro Lega, Gamberini e tanti altri grandi artisti.È da mio padre che ho imparato a trattare i dipinti, a pulirli, a restaurarli.
Ed è stato quel tipo di contatto, così manuale, così fisico, così materico, a farmi amare l’arte in un modo diverso.Presto ho capito che dovevo camminare da solo. Sì, di mia spontanea volontà ho lasciato la Galleria di famiglia e ne ho aperto una tutta mia. Online.Ho ripreso a studiare, ad approfondire e ad allargare orizzonti. Non solo leggendo libri, ma anche navigando in rete.Ho scoperto la contemporaneità: un mondo animato da un’energia sotterranea che proviene da artisti sconosciuti, geniali, dall’enorme potenziale.