Lino Lago
Lino Lago, spagnolo classe 1973, è sicuramente tra gli artisti contemporanei da tenere sott’occhio. La sua ultima serie, Fake Abstract, ha riscosso un successo mondiale e, i monocromi dalle tinte cangianti e pastello dai quali fanno capolino ritratti classici, hanno fatto impazzire Milano, Parigi, New York, Singapore, Shangai e tutte le principali piazze dell’arte, con quotazioni in continuo rialzo. Il segreto del suo successo? Un’ironia pungente e raffinata, paragonabile a quella di Magritte, una critica dichiarata ai suoi colleghi che si sentono investiti da un ruolo quasi divino- sciamanico a tal punto da risultare finti (da qui la decisione di utilizzare l’aggettivo fake) e il tentativo, ben riuscito, di trasformare la contrapposizione tra arte classica e arte contemporanea in un’armoniosa e divertente convivenza. Il principio alla base dei Fake Abstract, tutti oli su tela che rivelano un’ottima capacità pittorica, è molto semplice. I protagonisti dei quadri, figure rinascimentali appartenenti all’arte più classica, sono letteralmente coperti da uno strato monocolore che ne lascia scoperto solo uno spiraglio. Uno spiraglio che è stato spesso associato al gesto del grattare o all’azione, ordinata e precisa, di una gomma che cancella il nuovo per fare emergere l’antico. La curiosità è propria del genere umano e, davanti a questi volti, o dettagli, che emergono da un abisso di colore non si può far a meno di chiedersi se, Lino Lago abbia effettivamente dipinto l’intero ritratto e poi lo abbia coperto con la foga di Pollock, oppure ci abbia preso in giro limitandosi a dipingere le aree necessarie per ottenere l’effetto sorpresa. Per scoprirlo, appunto, bisognerebbe grattare il resto dell’opera consapevoli, come nelle famose scatolette del Manzoni e in molti altri capolavori dell’arte contemporanea, di dover sacrificare l’opera stessa per la nobile causa della verità. Alla fine, comunque, il risultato è il superamento della perenne frattura tra astratto e figurativo, classico e contemporaneo, in nome di un’arte universale dove non è importante da dove si parta ma il risultato. Un risultato che diverte, fa riflettere e appaga la vista. Senza nessuna pretesa di onnipotenza da parte dell’artista che, smessi i panni del profeta, gioca con il suo pubblico. Nonostante un animo solitario (in una recente intervista ha infatti raccontato di uscire pochissimo e di trascorrere la maggior parte del suo tempo nella sua casa-studio), Lino Lago ha conquistato il mondo dell’arte e del design: ha partecipato a prestigiose fiere internazionali come Arco, Art Miami e l’SH Contemporary di Shangai. Le sue opere sono state esposte in spazi internazionali come la Casa de Galicia di Madrid, il Flint Institute of Michigan e la newyorkese George Adams Gallery. Adorato dalla stampa più glamour, è apparso su Vogue, sul The New York Times Magazine, Vogue Italia. Case arredate con le sue opere sono state spesso protagoniste di AD, anche perché le sue creazioni hanno un’innata capacità di valorizzare qualsiasi ambiente in cui si trovino. Fake Abstract è la serie che gli ha dato fama e successo ma, anche le precedenti sono molto interessanti. Dai Paint over Paint, dove dipinti di Da Vinci, Velasquez, Bronzino e Ingres riprodotti alla perfezione sono arricchiti da macchie di colore o grafiti, agli Attacks raffiguranti accoglienti interni borghesi, o gallerie, invase da una pioggia di vernice, fino agli irriverenti Commented Paintings dove scritte provocatorie, e spesso dissacranti, completano soggetti classici.