La ricerca artistica di Angelo Accardi è contraddistinta dall’uso complesso di citazioni simboliche . Le sue opere disorientano. Quando ci troviamo al cospetto di un suo quadro, nelle nostre menti s’innescano molteplici quesiti . “Scarface, Come on” è un dipinto enigmatico che spinge a riflettere. Cosa ci fanno degli struzzi e delle galline all’interno di una sala allestita con opere che hanno fatto la storia dell’arte? Qual è il rapporto tra gli uccelli e le opere d’arte? “Scarface, Come on” sembra catturare l’immagine di un futuro distopico dove gli uomini si sono estinti. Sul pianeta rimangono esseri provenienti da un mondo fantastico insieme a struzzi e a galline. Uccelli che nell’immaginario collettivo rappresentano la stoltezza. I pennuti che non sanno volare sono i nostri degni sostituti sulla terra. Si aggirano tra le opere con lo stesso sguardo perso degli esseri umani ormai inebetiti dalla nostra società. I non-volatili gironzolano nella sala che espone la statua della “Venere di Willendorf” e il dipinto “Ritratto dei coniugi Arnolfini” di Jan Van Eyck. L’artista, inoltre, inserisce nella tela anche numerose icone della cultura Pop: da Homer Simpson a Vincent Vega e Jules Winnfield di Pulp Fiction, fino alla versione fumettistica di Scarface. Il gangster col sigaro in bocca brandisce un mitra e ci osserva con sguardo minaccioso. Il personaggio di Pulp Fiction, interpretato da John Travolta, è seduto su un divano in attesa, ma in attesa di che cosa, del genere umano? L’opera, dunque, è un compendio d’immagini che ripercorrono la storia della cultura, dal paleolitico alla nostra contemporaneità. Dalla storia dell’arte, alla storia del cinema. Immagini che hanno plasmato il nostro immaginario. Non ci sono risposte esaustive per rispondere alle numerose domande che questo straordinario dipinto ci pone. Arte, filosofia, storia e sociologia s’intrecciano nell’opera di Angelo Accardi. Farsi delle domande è già un buon punto di partenza. L’obiettivo è di far smuovere gli ingranaggi delle nostre cellule grigie, ormai assopite da tanto tempo. Accardi realizza un metaquadro dalla potenza inconsueta, proseguendo il cammino dei grandi protagonisti della storia dell’arte.