Il Salone è un grande olio e acrilico su tela di due metri per 140 centimetri. Fa parte della serie Misplaced,;ovvero le opere in cui Angelo Accardi spiazza lo spettatore inserendo elementi fuori contesto in ambienti umani come salotti, musei o panorami urbani. Il quadro è ambientato in un elegante interno borghese, lo stile ricorda i grandi appartamenti Hausmaniani del centro di Parigi. Un gruppo di gentiluomini in abiti nobiliari è riunito attorno al caminetto. C’è chi dorme e chi conversa. Apparentemente potrebbe sembrare un qualsiasi dopo pranzo con gli uomini intenti a sorseggiare amari nel salotto e, immaginiamo, le donne nell’altra stanza. Il primo elemento di rottura è la presenza di un enorme struzzo che, come se nulla fosse, ammira il quadro appeso sopra il camino. Tanto lo struzzo è colto nella propria vitalità, tanto gli esseri umani sembrano privi di vita, quasi come se fossero un quadro dentro il quadro o, comunque, dei corollari. L’altro elemento di rottura, più nascosto, è il soggetto dell’opera sopra il caminetto, un lavoro astratto di Ian Davenport, artista dei nostri giorni e quindi di un’altra epoca rispetto agli arredi e agli abiti dei soggetti. Un pastiche temporale che, unito alla presenza dello struzzo, spiazza lo spettatore, lasciandolo con una grande curiosità. O angoscia, a seconda della sensibilità. Come tutte le opere dell’artista, anche il Salone è il risultato di un lavoro lungo e certosino. Prima di dipingere, Accardi crea uno schema con delle fotografie e dei programmi di grafica, per studiare l’esatta posizione degli elementi fuori contesto nel quadro. Quindi trasferisce tutto su tela, a mano, usando oli e acrilici. L’unione delle due tecniche, dà un senso di spessore e profondità unito a una patina d’altri tempi che acuisce la sensazione surreale.