Florian Eymann gioca con la distorsione del reale, costruendo le sue figure attraverso una sovrapposizione di immagini e di colori che si fondono e si dissolvono l’uno nell’altro. Le tonalità, dense e vibranti, evocano le atmosfere pittoriche di Francis Bacon, dove la forma sembra emergere dal caos cromatico per poi disfarsi nuovamente nella materia.
Ogni opera diventa un territorio di stratificazioni visive, in cui memoria e percezione si mescolano: frammenti di passato riaffiorano come echi lontani, convivendo con impulsi contemporanei e visioni interiori.
L’apparente confusione della tela è, in realtà, un linguaggio complesso e controllato, capace di restituire la trasformazione culturale e identitaria della nostra epoca. In questa pittura, il reale non è mai rappresentato, ma continuamente ricreato attraverso la memoria, in un processo di dissoluzione e rinascita dell’immagine stessa.