Gavin Rain
Gavin Rain: l’artista che fa rivivere volti iconici attraverso l’uso matematico di puntini colorati! Dietro ogni ritratto di Gavin Rain, artista sudafricano che partendo da una ricerca puntinista approda a una riflessione sulla percezione visiva, ci sono almeno due- tre settimane di studi preparatori. Un lavoro matematico dove, attraverso l’utilizzo di una griglia e di un proiettore, l’artista scompone la forma in colori, dando vita a opere che da vicino risultano puramente astratte, mentre da lontano, si rivelano in tutta la loro essenza e potenza figurativa. Gavin Rain, come un prestigiatore, trasforma cerchi concentrici colorati in seducenti Marylin Monroe, in Liz Taylor, in Monnalisa ma anche nel Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi. Senza dimenticare Lottie, la sorella piccola e altrettanto ribelle di Kate Moss, o tantissime persone normali che, grazie all’opera di questo artista laureato in neuropsicologia e amante della fotografia analogica, diventano iconiche. Con quotazioni in continuo aumento, una lista infinita di personali e collettive in tutto il mondo e la presenza alle Fiere più prestigiose, da Art Miami a Tefaf, passando per Art New York e Cape Town Art Fair, questo artista-scienziato ha un messaggio importante per il genere umano: prendersi del tempo per riflettere, e capire, la miriade di immagini a cui, ogni giorno, viene sottoposto. Le opere di Gavin Rain, infatti, svelano al pubblico che percezione e comprensione non sono altro se non le facce della stessa medaglia: la conoscenza. Senza la giusta attenzione, senza la comprensione intellettiva di ciò che si vede, è facile cadere in inganno così come senza la giusta prospettiva, e distanza, è impossibile cogliere i volti iconici protagonisti dei suoi quadri. Per ottenere questa doppia percezione, l’artista sudafricano ha creato un metodo di lavoro unico e inconfondibile. Tutto inizia da uno schizzo, o una fotografia che, grazie all’utilizzo di una griglia e di un proiettore, vengono scomposti in zone riempite, poi, dai cerchi colorati. Stabilita l’esatta posizione dei cerchi, Rain procede con la scelta dei colori. Luci e ombre sono determinate dalla grandezza dei puntini: quelli piccoli, lasciando scoperto lo sfondo bianco, danno vita a un’area luminosa mentre, quelli più grandi, creano effetti più bui. I colori, scelti da 1400 campioni già pronti, sono selezionati in modo che, visti da vicino, siano percepiti nelle loro sfaccettature multiple mentre, da lontano, si trasformino in un’unica tonalità che crea, appunto, l’immagine. Nei lavori di Gavin Rain c’è l’influenza di Seurat, padre del puntinismo e di un approccio scientifico alla tavolozza, del costruttivismo russo che utilizza il colore per comporre e, infine, della riflessione Bahaussiana sull’ambiguità del colore e sull’instabilità delle forme. L’utilizzo di volti, noti e meno noti, non è solo un artificio tecnico-matematico ma è anche l’affermazione dell’importanza delle relazioni umane. Le opere di Gavin ci ricordano che l’uomo non è una monade, un’entità isolata ma esiste ed è definito anche dalla relazione, dall’esistenza e, soprattutto, dalla percezione intellettiva degli altri. Mentre la domanda delle opere cresce in modo esponenziale, Gavin Rain, che non si vergogna a dichiarare di realizzare anche molte opere su commissione, sta già lavorando a una nuova serie: dei quadri-scultura in legno dove, spessore e matericità, potenziano la doppia percezione, astratta da vicino e figurativa da lontano, dei soggetti iconici raffigurati.