Murakami

Takashi Murakami è un artista divertente e coraggioso. Divertente perché i suoi personaggi colorati, ispirati all’universo dei Manga, e le distese di fiori che popolano i suoi quadri, mettono un’irresistibile allegria.

Coraggioso perché è uno dei pochi artisti ad aver superato il confine tra arte orientale e arte occidentale, dando vita a una nuova Pop Art che, lui stesso, ha ribattezzato Superflat.

Ispirato dalle opere degli artisti del periodo Edo, Superflat non è solo uno stile pittorico e compositivo libero dalla prospettiva, ma la metafora di un’arte dove decade qualsiasi barriera tra opere più o meno importanti. Superflat è una profonda analisi della cultura giapponese, dal dopoguerra a oggi, e una riflessione sul consumismo, il feticismo e la paura di crescere tipica dei personaggi manga.

Per Takashi Murakami arte significa immaginare cose nuove, creare o quantomeno sognare il futuro. Non importa se, poi, si sia in grado di comprenderlo, già il fatto di avvicinarcisi dà un senso compiuto e profondo al ruolo dell’artista che torna ad essere un vate con funzioni sociali, e sociologiche, veramente importanti.

Le sue creazioni, dipinti, sculture, film ma anche felpe, costumi Manga e accessori, recuperano i pilastri dell’arte orientale – i fiori, rigorosamente disegnati a mano in una ritualità che ha il sapore dei riti di purificazione, i colori brillanti che ricordano i preziosi tessuti della via della seta- e li uniscono allo stile e all’approccio Pop.

Non per niente per l’artista, nato a Tokyo da un taxista e una casalinga, artista per arrotondare le entrate di famiglia, rivelatore fu l’approdo negli Stati Uniti negli anni 90’.

Prima di allora, la sua formazione, Nihon-ga (pittura) alla National and Fine Arts and Music University di Tokyo era stata incentrata solamente sulla tradizione giapponese.

L’ incontro con la Pop Art ha il sapore della rivelazione e, nel 93, inaugura Hiropon Factory che, sulla scia della Factory di Andy Warhol, diventa un polo creativo e sperimentale. Un centro matematico visto che, le sue opere, nascono da calcoli millimetrici. Difficile trovare quadri dettagliati come i suoi. Il processo creativo è una lunga fucina, un’artistica catena di montaggio dove, i disegni di Takashi, vengono digitalizzati da un team di assistenti e posizionati nei quadri, o trasformati in sculture, attraverso proporzioni e conti ingegneristici.

Tuttavia, il risultato è tutt’altro che macchinoso. I quadri ricoperti dai fiori, piuttosto che i Mr. Dob- un topolino mix tra Doraemon e il protagonista del videogioco Sonic the Hedgehog- arrivano al pubblico in tutta la loro potente creatività e spontaneità.

Il mondo della moda impazzisce per Takashi Murakami. Louis Vuitton gli ha affidato il restyling del marchio e la capsule collection, andata a ruba, delle borse con il monogramma color arcobaleno, Issey Miyak ma anche Nissan e Kyane West lo hanno voluto. E sono solo alcuni.

Nel 2010, i saloni di Versailles in cui più di duecento anni prima passeggiava la capricciosa, e indimenticabile, Maria Antonietta, sono stati invasi dalle sue opere in una personale che, a molti tradizionalisti francesi, è sembrata una profanazione.

Sebbene molti dei suoi conterranei non gli perdonino di avere stravolto la tradizione, nel 2011, dopo il disastro del terremoto e dello tsunami di Fukushima, Takashi Murakami ha dedicato una serie al suo popolo. I quadri raffigurano gli Arhat che, nella tradizione Buddista, sono i monaci protettori, al cospetto di morte e distruzione in un paesaggio surreale. Per l’artista, l’occasione, è stato un modo di reimmergersi nella propria cultura di origine e ritrovare l’equilibrio perfetto tra oriente ed occidente.

Esposto in gallerie e musei di tutto il mondo, l’artista ha partecipato alla Biennale di Venezia, al Museum of Modern Art di San Francisco, a Moma PS1 di New York, al Guggenheim di Bilbao, alla Fondazione Cartier di Parigi, al Museum of Contemporary Art di Tokyo e al Museum of Fine Arts di Boston.

Considerato l’Andy Warhol giapponese, Takashi Murakami è sicuramente un’artista da collezionare.

Inutile dire che, ogni giorno che passa, le sue quotazioni sono sempre, meritatamente, più alte.

Le opere dell'artista