AMEDEO CIANCI

AMEDEO CIANCI
Amedeo Cianci, l’artista salentino ispirato da Monet che, attraverso lavori a olio e gli acquarelli, racconta i luoghi a lui cari in una serena, e pacifica, atmosfera bucolica.
Amedeo Cianci, artista salentino del 1961, crea oli e acquarelli che, un po’ come accadeva nell’indimenticabile Mary Poppins, ci accolgono al loro interno. Un salto, una piroetta ed eccoci traghettati in un meraviglioso altrove.
E così, senza fare le valigie, ci ritroviamo a passeggiare per un bianco paese salentino in una caldissima giornata estiva, con la voglia di scovare un bar aperto e la netta sensazione di essere osservati da dietro le persiane sbarrate.
Per un po’ di meritata ombra basta cambiare quadro e sedersi sotto un poderoso ulivo secolare, circondati dalle vivide distese della campagna o, meglio ancora, tuffarsi in uno dei dipinti che raffigurano le acque cristalline, emblema della terra che per l’artista è non solo casa ma anche la principale musa: la Puglia.
Amedeo Cianci è un impressionista realista, legato alla stagione di Monet e dei suoi compagni, alla ricerca delle impressioni che però decide di dipingere con la stessa onesta fedeltà con cui, due amici, si raccontano le vacanze al rientro in città.
Pittore molto versatile, passa con facilità dagli oli su tela agli acquarelli, realizzando anche quadri in tecnica mista. I dipinti pugliesi sono connotati da una pennellata decisa e molto descrittiva, che si avvale di contorni definiti senza per forza essere materici.
L’effetto generale dei suoi paesaggi è quello di una piacevole atmosfera serena e di una imperturbabile comunione con se stessi, con il mondo e con il divino che fa venire voglia di assaporare e gustare lentamente le sue opere.
Nonostante uno stile ben definito e riconoscibile, l’arte di Amedeo Cianci si è evoluta negli anni e, accanto ai dipinti salentini, sono comparsi quadri ispirati a paesaggi urbani. Storiche città italiane con i le strette vie del centro invase da parcheggi creativi sono alternate a capoluoghi circondati da poli industriali fumanti. Nelle serie più recenti compaiono anche le strade Newyorkesi, attraversate da taxi gialli veloci e protette da infinti grattacieli ed eleganti palazzi in mattoni rossi, nei cui ingressi immaginiamo efficienti portieri in livrea.
Tecnicamente, i dipinti urbani rivelano uno stile più maturo, con una palette di colori più fredda, dove abbondano le sfumature di grigio. Diminuisce la precisione fotografica mentre la pennellata si fa più veloce, corposa e materica. Spariscono i contorni e le figure sono definite soltanto dai colori, in una tecnica squisitamente impressionista.
Se i paesaggi salentini emanavano una calma, e placida, vita bucolica, i dipinti urbani ci narrano una vita più frenetica. Non c’è nessuna critica solo la consapevolezza, e lo stupore, di trovarsi in un’altra dimensione.
Siamo arrivati in America, nella terra delle possibilità, e anche Amedeo Cianci, come i primi pionieri venuti da lontano alla ricerca di fortuna, sente il bisogno, e ci riesce bene, di superare i propri limiti e adeguarsi allo swing artistico autoctono.
Perché in fondo i suoi quadri sono ciò che egli vede, rielaborato dalla sua soggettività e restituito al mondo senza la pretesa di universalità ma solo con la voglia di raccontare, come agli amici del bar della Piazza di qualche borgo Salentino, le proprie impressioni. Un po’ come Monet con Parigi che, senza le sue pennellate intrise di luce, forse oggi non avrebbe lo stesso fascino.